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4 teste, 4 cuori, 4 centri, 8 le mani che hanno costruito, seguendo una staffetta, la prima opera del concorso “museo in valigia”.
Un unico tema: LA STRADA. Una strada non fatta di terra, polvere e sassi ma la strada che corre dentro, qui dentro. La “mia” strada.
Ognuno di noi ha contribuito alla creazione di quest’opera e ognuno di noi ha costruito il suo piccolo pezzettino, dando il proprio personale significato. L’intento era quello di accogliere l’opera realizzata da qualcun altro, ma allo stesso tempo riuscire ad includere il proprio punto di vista. La sfida è stata dare un senso di insieme a tutti gli elementi pervenuti dalle singole personalità, cercando le risposte nel proprio percorso personale.
Giulia, che è stata l’ultima educatrice a mettere mano all’opera, ci racconta come ha trovato dentro di sè il modo di unire i singoli elementi in unico significato.
“Attraverso quest’opera ho cercato di raccontare il mio vissuto rispetto all’emergenza sanitaria che ha colpito la nostra piccolissima realtà. Non è stato facile, soprattutto all’inizio, quando eravamo bombardati di informazioni discordanti e il caos regnava sovrano. Tutti i nostri utenti manifestavano sintomi, 3 (su 11) i ricoverati e la gran parte del personale in malattia. I pensieri erano tanti, troppi, confusi e contraddittori…la sensazione è stata quella di PERDERSI in quel turbinio di riflessioni (la prima scatola, bianca, con tanti cervelli rappresenta tutti i pensieri del momento). E allora mi sono fermata, mi sono chiesta quale fosse realmente la cosa giusta da fare (rappresentata dalla scatola nera con il punto interrogativo). Aprire la scatola ha significato, per me, trovare la risposta a tutti quei pensieri. “Fa di ogni passo una tua scelta, crea te stesso e assumitene l’intera responsabilità (Osho)”. Questa frase rappresenta il punto di svolta in cui quel turbinio di pensieri del cervello si è fermato per lasciare spazio al percorso scelto dal cuore, un cuore luminoso (associato ad una piccola torcia) che fa luce e illumina la strada giusta.”